In
Francia la contestazione
nel cinema, iniziata
il decennio precedente,
diventa un genere
famoso ed apprezzato
in tutto il mondo grazie
alla Nouvelle Vague.
I film cominciano
ad essere minimalisti,
personalissimi, le problematiche
trattate sono intime
e non assolute.
I film cominciano
a ruotare intorno
ai problemi, agli interrogativi e ai dubbi di giovani
protagonisti e la soggettività diventa
un elemento caratterizzante. Iniziano
perciò ad affermarsi
alcuni nuovi registi
indipendenti, già agguerriti
critici cinematografici, come François Truffaut
con il suo I quattrocento
colpi, Alain Resnais
con Hiroshima mon amour e, soprattutto, Jean-Luc
Godard con À bout de souffle, che trovarono nel neonato Festival
di Cannes un punto d'incontro
e di discussione. I film dell'Est
Europa, soprattutto dopo gli anni '60, sono più critici
e ribelli e, talvolta, sono fortemente censurati
dal governo rosso.
Registi come il polacco Andrzej
Wajda o come il russo Sergej Paradžanov
sono costantemente promotori
di un cinema
ribelle e libero
dalla censura.