Mentre negli Stati Uniti si sviluppava
un cinema narrativo
classico, destinato a un pubblico
vasto, in Europa
le avanguardie artistiche
svilupparono tutta una serie di film sperimentali
che, sebbene limitati
nel numero e nella reale diffusione, furono
molto importanti per il cinema
successivo. Tra gli autori più importanti ci furono l'italiano
Anton Giulio Bragaglia,
gli spagnoli Luis Buñuel e Salvador Dalí, i russi Dziga Vertov
e lo stesso
Ejzenstein, i francesi
René Clair e Fernand Léger,
il danese Carl Theodor Dreyer.
Un discorso a parte merita
la Germania, dove la presenza
di alcuni tra i migliori
registi, attori, sceneggiatori
e fotografi dell'epoca
permise la creazione
di opere innovative
ma anche apprezzate
dal pubblico, oltre che capisaldi
del cinema mondiale.
I tre filoni
principali in Germania
furono l'espressionismo, il Kammerspiel e la Nuova oggettività. Tra i registi
più famosi vanno segnalati Friedrich
Wilhelm Murnau (Nosferatu
il vampiro, 1922),
Georg Wilhelm Pabst e Fritz Lang (Metropolis,
1927).
Il cinema
dell'est Europa, ha avuto un rapido sviluppo
negli anni '20 e '30 soprattutto grazie
ai capolavori dei russi Sergej
M. Ejzenstejn, Dziga Vertov, Vsevolod
Pudovkin e Aleksandr
Dovženko. I film di questi
anni davano un'esasperata
e continua immagine
del benessere del governo bolscevico,
immagine talvolta falsa ed imposta
dalla censura sovietica.
All'inizio degli anni '20 l'espressionismo, in pittura, deforma
linee e colori
per esprimere i sentimenti. Al cinema si esprime principalmente attraverso
il metodo recitativo
degli attori e con l'opposizione
tra ombra e luce nell'immagine. Il cinema espressionista mette a confronto
il bene e il male, come avviene
nel film Il gabinetto del dottor Caligari
diretto nel 1920 da Robert
Wiene, uno dei primi film di questa
corrente. Questo movimento
si sviluppò in Germania, quando
il paese si stava rimettendo
faticosamente in piedi dopo la prima guerra
mondiale, ma non riuscì a competere con il cinema
hollywoodiano.